Perché nelle canzoni italiane si brinda con lo champagne

Nella cultura popolare italiana, la parola “champagne” evocava immediatamente una canzone che i più giovani forse non ricordano ma i più anziani tuttora canticchiano: “Champagne, per brindare a un incontro”... intonano subito le signore di una certa età quando le loro orecchie captano la poetica parola francese.

Champagne, per brindare a un incontro…di cosa parla?

Brindare a champagne a un incontro di una notte... per festeggiare un matrimonio!

Subito dopo aver ascoltato il jingle con romantica e dolce soddisfazione, la domanda che assilla tutti è: perché in una canzone italiana classica si brinda proprio a champagne? Prima di risolvere questo mistero, ce n’è un altro che attende da tempo una spiegazione. Com’è possibile che nei matrimoni, al momento del brindisi agli sposi, le orchestrine suonino proprio questa canzone? Il testo della canzone, composta dal famoso cantautore Peppino Di Capri nel 1973 e diventata una delle icone della canzone italiana nel mondo, in effetti parla di tutt’altro che di un matrimonio felice... è il racconto dell’incontro fugace di una notte con una splendida donna (un po’ brilla...) perduta appena dopo averla incontrata. Non esattamente un augurio di lunga unione! Anche se non c’è da stupirsi più di tanto: non vi è mai capitato di ascoltare durante i matrimoni canzoni inneggianti ai tradimenti, coppie che si lasciano, solitudini struggenti... in fondo nell’arte, come nella vita, non c’è alcun obbligo di coerenza!
Perché nella canzone di Peppino di Capri si brinda a Champagne e non a spumante?

Quando lo spumante si chiamava “champagne italiano”

Risolto questo mistero, possiamo passare a quello successivo: perché un prodotto nazionalpopolare come la canzone, e come Peppino Di Capri stesso, fa brindare la coppia di amanti proprio a “champagne” e non a “spumante”, per esempio? In realtà la canzone era stata scritta per essere interpretata da una grande voce della canzone francese, Charles Aznavour e solo in un secondo momento Peppino Di Capri decise di diventarne interprete direttamente. Oltre a un certo tocco di esotismo francese, dietro questa scelta c’è un motivo più banale e se vogliamo burocratico. Oggi siamo in tempi di denominazioni controllate ed etichette rigorose, che valorizzano il prodotto locale. In Italia, la denominazione champagne non esiste, esiste solo quella “spumante”, ma fino a poco tempo fa non era così: il termine champagne era internazionale e molto più diffuso del corrispettivo italiano. Lo spumante, anche quello prodotto in Italia, veniva chiamato “champagne italiano”. Anche il secondo mistero ha la sua soluzione!