Potremmo considerarlo l'ennesimo round di un eterno braccio di ferro tra Italia e Francia, ma quello fra spumante e champagne è in realtà il confronto tra due mondi diversi, basato su alcune somiglianze e soprattutto su tante differenze. Non serve essere esperti bevitori per rendersene conto!
È innegabile che all'inizio ci fosse un pizzico di invidia. Nel 1865, infatti, i fratelli Gancia crearono un vino spumante che chiamarono "champagne italiano" proprio perché ispirato al più celebre cugino francese. Ancora oggi dei modelli transalpini si sfrutta uno dei metodi di produzione, lo champenoise, con rifermentazione in bottiglia e un riposo di due anni. È così che si ottengono il Brut e il Sec. E il Prosecco, vi chiederete? Il pezzo forte degli spumanti italiani si produce invece grazie al metodo charmat, con rifermentazione in autoclave. Nel mondo, poi, gli spumanti possono essere molto diversi in base alle uve, agli strumenti e alle caratteristiche geografiche del luogo di produzione.
Le bollicine sono una parte fondamentale del mito dello champagne, ed è per questo che anche nel suo caso si parla di vino spumante. Con la differenza, però, che di questa denominazione possono fregiarsi solo i vini prodotti nell'omonima regione utilizzando pinot noir, pinot meunier e chardonnay. Pur riconoscendo la sua innegabile superiorità, dando un'occhiata ai prezzi medi è facile capire perché molti comuni mortali debbano ripiegare su un più modesto spumante!
Lo spumante italiano nel mondo
Ai più patriottici farà piacere sapere che il Prosecco italiano fa faville nel mondo. Nel 2014 per la prima volta le sue esportazioni sono salite sul primo gradino del podio, sorpassando all'ultima curva l'avversario francese in affanno. Uno a zero e palla al centro!